Noi “pietre vive”.

Altorilievo realizzato dall’artista Dina Giancotti.L’occasione per vergare, è la festa del 25° anniversario della dedicazione della chiesa parrocchiale di “Santa Maria della Pace” (sita sulle sponde del fiume Ancinale, o Cecino, che lambisce la Via dei Normanni) in località Laganosa Marina, già Sajinaro, che darebbe il nome a Satriano, ricordando il borgo antico di questo luogo, cui era un importante e prospero feudo del Conte Ruggero d’Altavilla, il quale “Ei l’ebbe a cuore, e lo segnò di sua liberalità’. La Chiesa Madre del posto, fú costruita dai bizantini, ed aveva ricevuto memorie del paterno ostello, che sotto la sua protezione ed onore del Conte, prese il nome di Santa Maria d’Altavilla. Non a caso in questo contesto storico, fanno da cornice ideale, i luoghi splendidi della prima Certosa in Italia di Serra, dove la sua origine è legata al monaco San Bruno, che si rifugió con alcuni monaci basiliani, nei boschi di Satriano, dove evidenziava già il suo dono di taumaturgo, dando significato di rilievo alla dicitura: “là i ciechi sono illuminati, i sordi odono, i mutilati e gli storpi risanati, i lebbrosi mondati, gli indemoniati liberati”, si evince una potenza divina sempre a favore dell’uomo.Riteniamo che il tutto sia un “dono di Dio” per eccellenza (cfr. Gv 4,10).Scriviamo con atto di fede dovuto, ringraziando chi ci sta leggendo, perché con l’azione permanente di Dio nella nostra vita, che ha agito nel passato, agisce nel presente e agirà per noi nel futuro, ci consente di comunicare modi, per noi incomprensibili ed impensabili.Siamo nell’alveo di St. MARIA della PACE, cui Parroco è Don Michele Fontana, conosciuto per la sua dolcezza ed affabilità, profondo nelle omelie, carismatico, pieno di grande umanità, e si può affermare che è il fulcro di Laganosa, dove non c’è famiglia che non lo apprezzi! Don Michele, uomo impegnato a realizzare diversi cantieri tra cui:1-Oratorio, per l’Estate Ragazzi, che quest’anno cercherà di essere ancora più appetibile, con proposte come: schiuma party, holicolor, acquapark e altro;2-Catechesi, celebrazioni dei sacramenti di iniziazione cristiana;3-Caritas, con distribuzione mensile del banco alimentare e raccolta diretta presso i supermercati del luogo;4-Scout, sta per finire l’anno sociale e ci si sta preparando ai campi estivi nei quali i ragazzi insieme ai Capi, vivranno 7-10 giorni in montagna, a contatto diretto con la natura, autogestendosi, cucinando, ecc. ;Don Michele, in questa sua missione, trova la collaborazione di Don Francesco Maria Marino, (Padre domenicano teologo, che proviene dalla provincia di Bari e svolge pratica di discernimento personale) ed ha pensato bene di far realizzare per la chiesa dei satrianesi anche un pannello commemorativo, dal titolo: Noi “pietre vive”. Si tratta di un’opera d’arte sacra, che appare incastonata al muro laterale six della chiesa, che rimane immortalata nel tempo presente e del futuro, voluta e commissionata dalla Parrocchia di Satriano, all’artista Dina Giancotti (apprezzata nel suo settore, e conosciuta per i suo diversi lavori, in particolare la realizzazione di presepi modellati finemente a mano).L’altorilievo modellato in terracotta policroma, ritrae la facciata della chiesa di “Santa Maria della Pace”, racchiude il simbolismo biblico delle pietre vive e dei grappoli d’uva, richiamata nei Salmi e in diversi testi della sacra Scrittura, metafora di prosperità e amore di Dio che unisce cielo e terra. Il Cristo in primo piano ascende al cielo con le braccia aperte, ricordandoci la duplice missione che ha la Chiesa, ad gentes e ad caulum, dalla radice cosciente di una propria autonomia culturale e storica, al vero cristianesimo.Don Michele, perpetuando l’evento, ha voluto che alla presenza di Cristo sulla terra nella sua Chiesa, venisse data memoria agli uomini della cerimonia giubilare, autorizzata dal Vescovo S.E. Claudio Maniago, (Membro del Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti), dono di Dio al nostro popolo, che ha presenziato la Santa Messa.A cura di Dina Giancotti e Gerardo Madonna

Noi “pietre vive”. Altorilievo realizzato dall’artista Dina Giancotti.

L’occasione per vergare, è la festa del 25° anniversario della dedicazione della chiesa parrocchiale di “Santa Maria della Pace” (sita sulle sponde del fiume Ancinale, o Cecino, che lambisce la Via dei Normanni) in località Laganosa Marina, già Sajinaro, che darebbe il nome a Satriano, ricordando il borgo antico di questo luogo, cui era un importante e prospero feudo del Conte Ruggero d’Altavilla, il quale “Ei l’ebbe a cuore, e lo segnò di sua liberalità’.

La Chiesa Madre del posto, fú costruita dai bizantini, ed aveva ricevuto memorie del paterno ostello, che sotto la sua protezione ed onore del Conte, prese il nome di Santa Maria d’Altavilla.

Non a caso in questo contesto storico, fanno da cornice ideale, i luoghi splendidi della prima Certosa in Italia di Serra, dove la sua origine è legata al monaco San Bruno, che si rifugió con alcuni monaci basiliani, nei boschi di Satriano, dove evidenziava già il suo dono di taumaturgo, dando significato di rilievo alla dicitura: “là i ciechi sono illuminati, i sordi odono, i mutilati e gli storpi risanati, i lebbrosi mondati, gli indemoniati liberati”, si evince una potenza divina sempre a favore dell’uomo.
Riteniamo che il tutto sia un “dono di Dio” per eccellenza (cfr. Gv 4,10).

Scriviamo con atto di fede dovuto, ringraziando chi ci sta leggendo, perché con l’azione permanente di Dio nella nostra vita, che ha agito nel passato, agisce nel presente e agirà per noi nel futuro, ci consente di comunicare modi, per noi incomprensibili ed impensabili.

Siamo nell’alveo di St. MARIA della PACE, cui Parroco è Don Michele Fontana, conosciuto per la sua dolcezza ed affabilità, profondo nelle omelie, carismatico, pieno di grande umanità, e si può affermare che è il fulcro di Laganosa, dove non c’è famiglia che non lo apprezzi!

Don Michele, uomo impegnato a realizzare diversi cantieri tra cui:
1-Oratorio, per l’Estate Ragazzi, che quest’anno cercherà di essere ancora più appetibile, con proposte come: schiuma party, holicolor, acquapark e altro;
2-Catechesi, celebrazioni dei sacramenti di iniziazione cristiana;
3-Caritas, con distribuzione mensile del banco alimentare e raccolta diretta presso i supermercati del luogo;
4-Scout, sta per finire l’anno sociale e ci si sta preparando ai campi estivi nei quali i ragazzi insieme ai Capi, vivranno 7-10 giorni in montagna, a contatto diretto con la natura, autogestendosi, cucinando, ecc. ;

Don Michele, in questa sua missione, trova la collaborazione di Don Francesco Maria Marino, (Padre domenicano teologo, che proviene dalla provincia di Bari e svolge pratica di discernimento personale) ed ha pensato bene di far realizzare per la chiesa dei satrianesi anche un pannello commemorativo, dal titolo: Noi “pietre vive”.

Si tratta di un’opera d’arte sacra, che appare incastonata al muro laterale six della chiesa, che rimane immortalata nel tempo presente e del futuro, voluta e commissionata dalla Parrocchia di Satriano, all’artista Dina Giancotti (apprezzata nel suo settore, e conosciuta per i suo diversi lavori, in particolare la realizzazione di presepi modellati finemente a mano).

L’altorilievo modellato in terracotta policroma, ritrae la facciata della chiesa di “Santa Maria della Pace”, racchiude il simbolismo biblico delle pietre vive e dei grappoli d’uva, richiamata nei Salmi e in diversi testi della sacra Scrittura, metafora di prosperità e amore di Dio che unisce cielo e terra. Il Cristo in primo piano ascende al cielo con le braccia aperte, ricordandoci la duplice missione che ha la Chiesa, ad gentes e ad caulum, dalla radice cosciente di una propria autonomia culturale e storica, al vero cristianesimo.

Don Michele, perpetuando l’evento, ha voluto che alla presenza di Cristo sulla terra nella sua Chiesa, venisse data memoria agli uomini della cerimonia giubilare, autorizzata dal Vescovo S.E. Claudio Maniago, (Membro del Dicastero per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti), dono di Dio al nostro popolo, che ha presenziato la Santa Messa.

A cura di Dina Giancotti e Gerardo Madonna

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Il Cielo di San Bruno.

Bruno tra presente e passato.

Il primo pensiero è rivolto al lettore, ed è con celere dovere che scrivo ciò che penso, con frammenti di spirito, omaggiati a San Bruno.

Il cielo che è dichiaratamente legato alla terra secondo la duplice via ascendente dell’uomo verso Dio, e discendente Dio verso l’uomo.

Il signore insegna all’anima a salire sopra i serbatoi delle acque, ossia a decidere nel suo cuore.

Cristo che è la via la verità e la vita e in lui la divinità si è fatta più vicino a noi perché egli ci è simile, non si disturba minimamente, anzi più t’intrattieni nella preghiera e insisti nel pregarlo, più gli dai piacere.

Dio, si insinua tra le fessure della nostra povera umanità esposta dall’infallibile scalpello del sole della grazia, e questa grazia la riscontriamo in un’opera d’arte sacra che vediamo quì sotto,

ed è quella che ha realizzato l’Artista Dina Giancotti, che firma il dipinto, ed evidenzia momenti di profonda solitudine del Salvatore, un Gesù che resta solo con l’uomo insegnandogli a pregare, con elevazione fino alle cime della più alta santità.

Ecco perché la vita dei santi e contrassegnata da un comune denominatore: la Croce!

Dina Giancotti ha realizzato una pittura sacra che ha per titolo: “nel Silenzio, ascolto”;

si evoca la perfezione di Dio che entra nello spirito umano, nella mente, e al cuore, realizzando il vero, il bello, per il cielo cantato da tutti i santi che esprimono un ritorno di amore verso il mondo diventando “Simil all’amore”.

L’immagine del quadro, raffigura l’icona di San Bruno che ascolta le parole di Cristo in croce, che abbraccia la Croce e la tiene sulle sue spalle.

Un dialogo di Bruno che chiede a Gesù di salvare l’umanità in nome della Stessa, e che lui vuole anche portare, per riscattare l’umanità dal peccato.

Il primo Certosino, simile ad un mistico fusto inciso che trasuda alla corteccia un nettare misterioso, il sudor delle Stelle.

particolare del quadro …

Quando la scintilla d’amore si è creata, perché stia vicino al suo Creatore, nient’altro è, che un fuoco che il signore venne a portare sulla terra terra che sale a lui mediante segrete ascensioni, come una colonna di fumo di mirra d’incenso e d’ogni polvere aromatica.

Allora l’anima arriva a toccare la “Cosa”, cosa sia la vera felicità, come sia vivere la vita beata, la vera delizia, la pace divina, la verità di vero Amore.

Nel suo stile di vita anacoretico, Bruno si addossa il peso di tutte le nostre sofferenze umane, riunendoci al suo abbandono a Dio, assieme ad altri fratelli, assumendo ferite simili a quelle del Crocifisso, unica vera fonte di grazia; il Santo si eleva dalla terra al cielo dall’imminente al trascendente dal cuore dell’uomo al cuore di Dio.

Chi descriverà in modo consono l’aspetto delle colline che dolcemente si vanno innalzando da tutte le parti il recesso delle ombrose Valli con la piacevole ricchezza dei fiumi di ruscelli e di sorgenti?

È Bruno, un uomo di Dio, presente con lo spirito nel nostro tempo, che chiede a noi un nuovo modo di autocoscienza, e autodiscernimento dove purtroppo, manca a tante persone, e l’uomo è sempre più simile a quei personaggi pirandelliani in preda a crisi di identità.

Ogni anima ha la propria via per raggiungere Dio, la Certosa del Cielo, ed ognuno tiene in sé una spiritualità la cui caratteristica è proprio quella di non avere una spiritualità uniforme, ma di rispetto del cammino personale, e che ciascuno fa oltre all’interno delle mura del monastero conventuale, anche fuori dello stesso.

La teologia, che è scienza religiosa, deve valorizzare la storia della salvezza umana, è giunto il tempo di abbandonare il Regno delle parole, e delle teorie; riscoprire la gioia di avere una dignità divina, sapendo che si partecipa alla regalità di Cristo, che nessuno potrà mai portargli via questa certezza.

Con l’anima abituata alla preghiera solitaria, Bruno consacrato e infiammato d’amore divino, ascolta lo Spirito Santo, e con il Signore Gesù, che gli penetra come semente nella zolla con processo di purificazione, (attraverso Gesù) guarisce ancora oggi l’uomo.

La creatura umana vedere Dio, come Oceano infinito, il cui fondo si allontana a misura che si avanza, la cui ampiezza si estende senza fine.

La nostra gloria è, la nostra gioia, entrambi saranno propri quella di avere un Padre che conoscere nell’infinito; lí, noi gioiremo così, di ciò che oggi non comprenderemo, noi esulteremo di aver compreso.

I santi sono gli unici che hanno vissuto il deserto, che ha suscitato loro, nell’anima, un certo fascino. Un Deserto che passa dalla quiete notturna trapuntata di stelle, alla tempesta di sabbia, dal silenzio al turbamento, dalla pace alla prova più implacabile; il deserto esige vigilanza, tensione anche sugli impercettibili moti dell’anima e del pensiero, pertanto il deserto interiore è la vera scuola dove apprendere l’arte di forgiare l’io, nelle fogge più sublime!

Incontrare Dio vivo e vero, lo dobbiamo cercare nel cuore della storia nella strada dove l’uomo cammina dove vive muore, dove si incontra e si scontra, sul mare dove cerca l’orizzonte, e la profondità, sui monti dove prova la vertigine della sua debolezza e l’ebbrezza delle cose del cielo di gran lunga maggiore superiore alle cose della mente. Se vogliamo incontrare Dio che ascolta dobbiamo entrare nell’umile grotta dell’umanità che altro non è, la grotta della nascita di Gesù.

Il primo gradino: innalzare la preghiera a Dio per lodarlo ringraziarlo e implorarlo al fine di essere a lui graditi di ricevere una risposta di grazia.

Sentire il richiamo della Luce, è forte e si avvicina viene dalla profondità, vince e mi trascende e suadente come una vecchia nenia.

È tempo di incamminarsi come gli antichi ebrei con i fianchi cinti, camminare lungo questo sentiero di muschio e quando vedrai schiusa la porta di un tabernacolo sappi che più in là non si può andare.

Li ci incontreremo!

Cenni di bibliografia: “Il Cielo nel Cuore” libro realizzato da Don Pasquale Brizzi, Prof. di Teologia Morale.

A cura di Gerardo Madonna e Dina Giancotti

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La dipartita di Dom Elia Giovanni Catellani, monaco di San Bruno.

Già ricoverato nell’Ospedale “Pugliese” di Catanzaro, clinicamente morto venerdì 6 marzo 2020 alla veneranda età di 89 anni, ha terminato i suoi giorni terreni, il monaco certosino Padre Elia Catellani.

Oggi 7 marzo 2020 la salma di Padre Elia della Divina Grazia, rientrava alla Certosa di Serra San Bruno e nel pomeriggio sino alle 17 il feretro rimarrà esposto ai fedeli.

Le esequie verranno celebrate privatamente dentro la certosa dei santi Stefano e Bruno, domattina 8 marzo 2020, e subito dopo com’è proprio dei frati brunoniani secondo il rito funebre cristiano, le sue spoglie verranno inumate nel cimitero interno del monastero delle Serre calabre, dove quindi farà ritorno, ricongiungendosi con tutti i suoi confratelli in esso sepolti.

Chi era padre Elia Catellani? Nato a Carpi il 12 maggio 1931, battezzato col nome Giovanni, all’età di 11 anni matura la vocazione di entrare in convento, a 19 anni entra nella certosa di Farneta e dopo diversi anni diventa sacerdote il 25 febbraio 1957. Nel 1964 arriva per la prima volta alla certosa di Serra San Bruno per farvi ritorno nel 1977 per svolgere l’incarico di confessore nella cappella esterna del monastero.   Nel 1996 con il consenso del Priore e quello vescovile, con incarico triennale, veniva chiamato alla vita da frate, oltre le mura della certosa di Serra.

Il frate brunoniano chiamato a lasciare la certosa per celebrar Messa in una valle aperta al Cielo, quella di Soreto di Dinami, ivi ancora oggi sono posto i ruderi di un antico convento francescano del XV sec, veniva illuminato di luce, di lacrime e di vivere i tre stadi della preghiera, per oltre 24 anni.

Questo luogo lungo la sponda six del fiume Marepotamo diventava punto di riferimento di tanti pellegrini e in breve tempo, luce di spiritualità cristiana. Nel 1990 oltre la costruzione della nuova chiesa veniva ultimato un eremo dedicato ai tre santi Francesco, che accarezza il fiume Mesima, Elia della Divina Grazia ai piedi del Crocifisso viveva la Parola a la contemplazione.

A causa di un infortunio nell’eremo, non avendo assistenza e per le precarie condizioni di salute, attraverso i Monaci della Grande Chartreuse che è la casa madre dell’ordine dei Certosini, cui il frate aveva lasciato delle lacrime (e ricordato dal Priore) veniva ospitato al centro dei sacerdoti di Villa della Fraternità di Sant’Andrea Apostolo dello Ionio, dove trascorreva questi ultimi tempi del 2020 fino a che, giorni addietro dopo un ulteriore malore, trasportato in ospedale veniva colpito da sorella morte.

Dom Elia Catellani, uomo umile come un agnello, autorevole di conforto e di Bonitas sostegno degli ultimi al servizio dei poveri, autentico confessore delle Genti lascia un vuoto incolmabile e per chi lo ha conosciuto di persona, ma anche a chi ha avuto modo di conoscerne le sue virtù. Solo il suo ricordo ci aiuterà a suggellare la sua memoria e la sua testimonianza silenziosa. Grazie !

Preghiamo per la sua anima.

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By Anicec 2020 a cura di Gerardo Madonna.

foto ricordo

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San Bruno. La chiesa pura e santa.

 *******   Immagine iconografica  di  Brunone  da Colonia  *********

O  Bonitas        

  Il Primo Certosino.DOCUMENTO: approfondimenti sull’ Iconografia di San Bruno

Sul libro aperto e posato sulla roccia si legge:  il Salmo LIV, 8 : “Ecce elongavi fugiens et mansi in solitudine”.  Il versetto ricorda quando un eremita, pronunciandolo, lo avrebbe esortato ad isolarsi dal mondo.

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                                    Conoscer meglio e più a fondo l’animo e la grazia di San Bruno.     pollien

I certosini che per antica consuetudine non promuovono cause di canonizzazione di uomini e donne dell’ordine, per tale ragione questa vicenda di autentico lavoro di comunicazione non era stata finora divulgata.tr5

LODE ALLA SAPIENZA INCREATA        
http://www.certosini.info/preghiera/medit/guillerand/guillerand_30.htm
 
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L’immagine di s. Bruno si discosta dalla foto di San Bruno di cui sopra e questa immagine è caratterizzata non da una lunga barba nera ma è colto in estasi mentre una visione gli fa volgere gli occhi al cielo.   La figura è inserita in un paesaggio naturalistico e, alla destra della composizione, dalle rocce scaturisce l’acqua sorgiva. Si scorgono, inoltre, poggiati a terra, la mitra e il pastorale, attributi iconografici consueti, riferibili alla rinuncia dell’Arcivescovado Metropolitano di Reggio Calabria.    
 
 
 

 

  La bontà di Dio

 
Persecuzioni, ingiustizie, calunnie, insidie molteplici ai nostri interessi e ai nostri diritti, malattie che abbattono il corpo e dolori che martirizzano la sensibilità.

     Domandare che la bontà di Dio ci preservi da tutto ciò.

In conformità al suo piano d’amore che è la regola suprema della nostra preghiera, l’immagine divina, la rassomiglianza col Modello di ogni bellezza risplenderà in noi sotto tali colpi.  http://www.facebook.com/groups/323252961074532/#!/sanbrunone.certosino

EUCARISTIAL’Eucaristia viene concelebrata solo nei giorni in cui la vita certosina riveste un carattere comunitario: domeniche, giorni festivi, avvenimenti importanti della vita conventuale. Gli altri giorni, la messa è celebrata secondo l’antica usanza, in conformità con il carattere eremitico della vita certosina: c’è un solo celebrante all’altare e la preghiera eucaristica è pronunziata a bassa voce. Durante questa grande preghiera sacerdotale il celebrante tiene le braccia in croce per identificarsi a Cristo che, sulla croce, si è offerto per la salvezza del mondo.  La comunità partecipa con il canto, la preghiera interiore e la comunione; tutti in cerchio attorno all’altare ricevono il Corpo di Cristo dalla divisione di una sola ostia e il suo Sangue, sorgente di vita, dal medesimo calice. L’Eucaristia è, per così dire, la manna di cui il certosino si nutre quotidianamente per sostenere il suo cammino nel deserto.
In un altro momento della giornata ogni monaco sacerdote celebra l’Eucaristia in una cappella eremitica.                           
   UFFICIO NOTTURNO
Un altro momento forte della giornata liturgica è l’ufficio celebrato in chiesa nel cuore della notte: per due o tre ore, secondo i giorni, si alternano il canto dei salmi e la lettura della sacra Scrittura o dei Padri della Chiesa, momenti di silenzio e preghiere d’intercessione.
La più antica tradizione monastica ritiene che la pace ed il raccoglimento della notte favoriscono assai la contemplazione e l’incontro con Dio. Per certi passi dell’ufficio i monaci spengono le luci e cantano a memoria nell’oscurità in un’atmosfera altamente suggestiva.   UFFICIO DIVINO

Le altre parti dell’ufficio divino sono celebrate da ciascun monaco nella sua cella, tranne le domeniche e certi giorni di festa in cui sono cantate anch’esse in chiesa. Però, anche in solitudine, la liturgia è un atto comunitario, difatti quando il suono della campana dà il segnale tutti i monaci pregano contemporaneamente e da tutte le celle del monastero si eleva una sola lode a gloria di Dio. Questa convergenza delle preghiere individuali dimostra quanto la solitudine dei certosini sia una comunione: in cella i monaci non sono isolati, ma realmente uniti ai fratelli.

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 Tu volevi la chiesa pura e santa nei suoi capi nelle sue membra, non sei stato a guardare impassibile gli eventi della storia come se tu non gli appartenesti o non ne fossi responsabile, ma ti sei fatto attivo difensore della disciplina ecclesiale e dell’ordine sociale contro venti e maree, incurante delle persecuzioni, a costo di perdere tutti i tuoi beni.   Amen.

Immagine di San Bruno che lo ritrae in preghiera, giovane e senza barba .

 

San Bruno di Colonia: vita eremitica e cenobitica.wmv – YouTube

►La prima nota caratteristica è una armoniosa fusione tra vita eremitica e vita  cenobitica, che ha
http://www.youtube.com/watch?v=q7CdDhqaWRs
27 set 2012 – 39 sec – Caricato da MySanbruno
 
Bruno si recò  a Molesme, un’abbazia cluniacense fondata nel 1075, da Roberto, che ne era divenuto abate, e da altri monaci, desiderosi come lui di una vita monastica maggiormente aderente alla Regola benedettina.

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Se è vero che il certosino è l’uomo che ama la solitudine e il silenzio, non è però meno vero che li ama non per se stessi ma esclusivamente per Dio. Nessuno è meno solo del solitario certosino e non è pensabile che Dio lasci solo chi è divenuto nella  “solitudine”, avendo lasciato tutto e tutti, legato per sempre alll’ardentissimo amore divino che brucia nel suo cuore.

La solitudine certosina ci rimanda al mistero della grazia dello Spirito di Amore, poiché senza questo rimando fondamentale essa non potrebbe che scadere nella terribile follia del più arido isolamento. Gli Statuti, all’inizio del libro III, dedicato alla vita di comunità, sottolineano con vigore che è «la grazia dello Spirito Santo a radunare gli amanti della solitudine così da farne una comunione nell’amore, a immagine della Chiesa, una e diffusa in molti luoghi».  http://www.youtube.com/watch?v=bcwDnh4Y3f4

Dio è braciere d’amore; la preghiera ci avvicina a Lui; avvicinandovisi ci si infiamma. Il fuoco ardente comunica la sua forma. La preghiera ne dipende. L’anima si eleva sotto l’azione di questo fuoco che è soffio, spirito, che spiritualizza e trasporta. Essa si libera da tutto ciò che la rende pesante e attaccata alla pesante terra.

I seguaci bruniani.

riguardo l’ UFFICIO DELLA VERGINE MARIA:
 l’ufficio della Vergine Maria, testimonianza del loro affetto per colei  che veglia come una madre sulla loro vita solitaria
I certosini recitano ogni giorno in cella  l’ufficio della Vergine Maria .
L’Ordine certosino ha sempre avuto una grande devozione per la santa Madre di Dio.  Tutti i monasteri sono primariamente dedicati a   Lei.
È nel secolo XI che si è diffusa presso i monaci la pratica di   aggiungere all’ufficio canonico la recita dell’ufficio della santa  Vergine. Due dei primi compagni di Bruno, Stefano di Bourges en Bresse e         Stefano di Die’, molto probabilmente introdussero quest’ uso in certosa;   la prima legislazione certosina ne fa menzione, e prestissimo divenne         obbligatorio. Quasi tutti i giorni un sacerdote del monastero celebra  una messa in onore di Maria, e tutti i sabati, se non ricorre una festa,   la messa conventuale è una messa della Santa Vergine.
Ufficio dei defunti   Una volta alla settimana i monaci recitano in cella un ufficio speciale         in suffragio dei defunti; intercedono presso Dio perché accolga nel suo         Regno eterno tutti quelli che hanno lasciato questa vita.
 
                                                                              
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Ciao MONDO da By Anicec 2015.

Omaggio a San Bruno di Colonia.

            

A cura del Webmaster Gerardo Madonna. 

https://sites.google.com/site/anicecweb/

San   Bruno

seguiva le orme di antichi monaci  totalmente consacrati al silenzio e alla povertà di spirito.

foto: statua del santo posta davanti la Certosa di Serra San Bruno – Calabria (Italia).

Il conte Ruggero gli offrì un territorio nella località chiamata Torre, l’attuale Serra San Bruno, a 790 metri di altitudine, nel cuore della Calabria «Ulteriore», l’attuale Calabria centro-meridionale. Ivi Bruno fondò l’eremo di Santa Maria, mentre a poco meno di 2 km più a valle – ove sorge l’attuale certosa – fondava per i fratelli conversi il monastero di Santo Stefano. Egli descrisse la natura del luogo ricevuto in dono in una lettera indirizzata a Rodolfo il Verde, uno dei due compagni che fecero insieme a lui, nel giardino di Adamo, il voto di consacrarsi alla vita monastica:

« In territorio di Calabria, con dei fratelli religiosi, alcuni dei quali molto colti, che, in una perseverante vigilanza divina attendono il ritorno del loro Signore per aprirgli subito appena bussa, io abito in un eremo abbastanza lontano, da tutti i lati, dalle abitazioni degli uomini. Della sua amenità, del suo clima mite e sano, della pianura vasta e piacevole che si estende per lungo tratto tra i monti, con le sue verdeggianti praterie e i suoi floridi pascoli, che cosa potrei dirti in maniera adeguata? Chi descriverà in modo consono l’aspetto delle colline che dolcemente si vanno innalzando da tutte le parti, il recesso delle ombrose valli, con la piacevole ricchezza di fiumi, di ruscelli e di sorgenti? Né mancano orti irrigati, né alberi da frutto svariati e fertili »

Bruno ottenne il terreno mediante un atto steso a Mileto nel 1090. Arrivato nell’alta valle del fiume Ancinale, nelle vicinanze di Spadola (unico abitato allora esistente), ne seguì il corso verso una sorgente che si perdeva in un dedalo di piccole valli, di burroni e dirupi, dietro la radura di Santa Maria. Proprio in questa radura egli trovò «una buona fontana». Vicino alla stessa fontana vi era una piccola grotta e San Bruno si rallegrò d’aver trovato il luogo ideale per una fondazione monastica. Egli cominciò, quindi, ad organizzare i gruppi ed a fissare la loro rispettiva dimora: i padri, nella conca e radura del bosco (Eremo di Santa Maria); i fratelli, con i servizi domestici, a circa due chilometri di distanza, nel monastero di Santo Stefano, destinato anch’esso a ricevere coloro che non potevano seguire completamente le regole del deserto.

Il nostro Padre San Bruno seguiva le orme di quegli antichi monaci che si erano totalmente consacrati al silenzio e alla povertà di spirito e dove l’austerità della vocazione eremitica era ed è espressione all’inno di lode in Cristo, Sommo Sacerdote.        

 Bruno di Colonia (Colonia, 1030Serra San Bruno, 6 ottobre 1101) è stato un monaco tedesco, fondatore dell’Ordine dei certosini. Viene chiamato anche Brunone (forma latinizzata) e viene definito a volte, ma impropriamente, abate o sacerdote.

           San Bruno ( o Brunone) monaco. 

Rendici sempre più docili all’amore di Dio.

O amabilissimo Padre e mio protettore San Bruno, pieno di fiducia nella tua benevola intercessione, mi affido a te.

So di essere peccatore, senza alcun merito da far valere, ma appunto questa mia povertà mi fa comprendere di essere sempre bisognoso di aiuto e di quale aiuto se non del tuo o padre dei certosini e della contemplazione di Dio, io mi abbandono nelle tue mani soccorritrici, sicuro della tua comprensione e accoglienza. Ho bisogno di luce sul mio cammino per non lasciarmi stornare dalle sollecitazioni continue di questo mondo. Tu sei stato maestro di saggezza e guida sicura di tanti alunni, saldamente ancorato a quella roccia incrollabile di Pietro, a cui tu hai votato sincera obbedienza e per la quale hai speso tante energie. Tu volevi la chiesa pura e santa nei suoi capi nelle sue membra, non sei stato a guardare impassibile gli eventi della storia come se tu non gli appartenesti o non ne fossi responsabile, ma ti sei fatto attivo difensore della disciplina ecclesiale e dell’ordine sociale contro venti e maree, incurante delle persecuzioni, a costo di perdere tutti i tuoi beni. Ho bisogno della tua lucidità, del tuo discernimento, del tuo intrepido coraggio. Infondi nei, tuoi amatissimi devoti, queste tue qualità perché possiamo essere come te, figli devoti della chiesa, a gloria del divino Padre. In mezzo alle lotte della vita tu hai saputo mantenere sempre una grande equanimità, un cuore dolce e materno, hai saputo apprezzare le bellezze della natura con animo contemplativo traboccante di riconoscenza a Dio. Fa sì che anche noi, tuoi devoti fedeli, possiamo avere questo tuo spirito di unione con Dio, di discernimento e di distacco dal mondo. Rendici sempre più docili all’amore di Dio , così da poterci trovare poi tutti insieme nella gloria del cielo. Così sia.

 

Preghiera.  

Il Primo Certosino.          

  O amabilissimo Padre e mio protettore San Bruno, pieno di fiducia nella tua benevola intercessione, mi affido a te  e mi abbandono nelle tue mani soccorritrici, sicuro della tua comprensione e accoglienza .

In mezzo alle lotte della vita tu San Bruno, hai saputo mantenere sempre una grande equanimità, un cuore dolce e materno, hai saputo apprezzare le bellezze della natura con animo contemplativo traboccante di riconoscenza a Dio.

Ho bisogno della tua lucidità, del tuo discernimento, del tuo intrepido coraggio. Infondi nei, tuoi amatissimi devoti, queste tue qualità perché possiamo essere come te, figli devoti della chiesa, a gloria del divino Padre.

Ho bisogno di luce sul mio cammino per non lasciarmi stornare dalle sollecitazioni continue di questo mondo.  In mezzo alle lotte della vita tu hai saputo mantenere sempre una grande equanimità, un cuore dolce e materno, hai saputo apprezzare le bellezze della natura con animo contemplativo traboccante di riconoscenza a Dio.

Tu sei stato  maestro di saggezza e guida sicura di tanti alunni, saldamente ancorato a quella roccia incrollabile di Pietro, a cui tu hai votato sincera obbedienza e per la quale hai speso tante energie.

Fa sì che anche noi, tuoi devoti fedeli, possiamo avere questo tuo spirito di unione con Dio, di discernimento e di distacco dal mondo. Rendici sempre più docili all’amore di Dio , così da poterci trovare poi tutti insieme nella gloria del cielo.

Tu, oh san Bruno, sei stato maestro di saggezza e guida sicura.    Tu, san Bruno, sei stato maestro di saggezza e guida sicura.

In charitate perpetua dilexi te, et ideo attraxi te miserans: « Io ti ho amato di un eterno amore, e non ho mai cessato di attirare a me la tua miseria ». Come sai bene, o mio Dio, esprimere le sfumature! In te non vi è che amore, e io non l’avevo sottolineato ancora con sufficiente chiarezza. La misericordia non è che il riflesso di questo amore quando la sua luce attraversa la zona d’ombra in cui il peccato ci ha avvolti. La misericordia è il movimento della luce nelle tenebre. « La luce splende nelle tenebre » Essa è venuta a illuminarle; essa ha abbandonato il suo regno per visitarle e rifarle secondo la tua immagine raggiante; è venuta poiché essa è l’amore; essa procede dall’amore, ne è il raggio splendente, candor lucis aeternae. Fonte: La preghiera di Augustin Guillerand.         di: SanBrunone Monaco Certosino    http://www.facebook.com/group.php?gid=120078118039191&ref=mf

 
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Nella vicenda di San Bruno di Colonia, nel rapporto tra agiografia e iconografia, le leggende più note quando la stagione più feconda e creativa dell’iconografia bruniana.

L’ immagine di san Bruno.

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Immagine di san Bruno rappresentato con il volto barbato e leggermente inclinato. Il cappuccio tirato sul capo aureolato e circondato da sette stelle, un libro e una Croce un bastone a forma di “Tau”.

Conoscere meglio, e più a fondo, l’animo e la grazia di San Bruno.

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La ricerca della solitudine

h   altro sito,    collegati:    https://sanbrunocertosino.wordpress.com/
La ricerca della solitudine è pertanto il cuore della spiritualità certosina; non una solitudine fine a se stessa, infeconda; il certosino vuole la solitudine per incontrare Dio, in funzione della contemplazione del Signore. Questa spiritualità, richiede una chiara concezione teologica e ascetica della vita cristiana. Come per la spiritualità benedettina si è elaborato un motto di carattere riassuntivo, «Ora et labora», per quanto impreciso perché tralascia un’altra attività fondamentale del monaco, la «lectio divina», così la vita certosina è stata spesso compendiata in una felice esclamazione: «O vera solitudo, o sola beatitudo!» In altre parole, la solitudine è l’unica vera felicità, che deve essere ricercata dal monaco per incontrarvi il Signore. Il certosino per quanto è possibile si porta fuori del mondo, non avverte neppure quello che avviene attorno a lui. «Stat Crux», si legge spesso come emblema sulle certose, rimane fissa la Croce, «dum volvitur orbis», mentre attorno il mondo continua a cambiare, a mutare, sottoposto a tante caduche vicende. E’ lo sforzo più alto che sia stato compiuto per fermare, se fosse possibile, la storia dell’umanità attorno a quell’unico fatto, il più essenziale, il più determinante: «Stat crux!». E’ un tentativo non riuscito nella storia dell’umanità dominata dai cambiamenti, ma nelle regioni di Dio – se ben riflettiamo – èquello l’unico momento che segna l’unica vera storia.                
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Di fronte all’Amore, soltanto amore.

Chiamato dal Cristo, il figlio di Bruno, acceso d’amore divino, lascia il mondo in cerca d’eternità.
Diventare un canto d’amore alla sola gloria di Dio, ecco la sua vita.
Lo Spirito soffia in lui un mormorio continuo: cercare Dio più ardentemente, trovarlo più prontamente, più pienamente unirsi a lui.nmqq

È questa la sua promessa d’alleanza col Diletto.
Segue le orme dei primi monaci d’Egitto, con loro, lo stesso desiderio: la preghiera continua, la stessa vita: nascondersi in Dio, la stessa grazia: l’unione con l’Amato.

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Dal momento che siamo membra gli uni degli altri è giusto che prendiamo su di noi nella preghiera gli oneri dei nostri fratelli, e che noi pregare in particolare per:
Ogni membro dell’Ordine
Per i nostri Superiori
Per le nostre famiglie e benefattori
Per la Chiesa universale e per il mondo intero.

Per la misericordia di Dio a lode della gloria di Dio.

 

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